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Stato dei lavori
Settembre 2002

 

Prove tecniche di bilancio CLEAR LIFE: è nato il piano dei conti ambientali
di Ilaria Di Bella

 

Quali dati deve contenere il bilancio ambientale di un determinato Comune o di una certa Provincia? Come costruire un documento che rispecchi le esigenze e le priorità dell’amministrazione locale e che monitori le politiche? Quali caratteristiche deve avere perché sia approvato insieme al bilancio tradizionale?
La risposta a queste domande è nel neonato “piano dei conti” targato CLEAR LIFE, una sorta di grande matrice in cui le politiche attuate da ciascun ente partner vengono raggruppate in macrosettori di competenza, specificate nel dettaglio degli impegni e delle attività messi in atto e infine affiancate da indicatori fisici e monetari in grado di monitorare gli effetti delle azioni.
Solo per fare un esempio, il piano dei conti si presenta un po’ come le tabelle del bilancio dello Stato. È infatti un insieme di tabelle, una per ciascuna competenza locale afferente all’ambiente, che contengono informazioni su cosa è stato fatto (o sarà fatto, nel caso del bilancio preventivo) in un determinato settore per il miglioramento e la salvaguardia delle risorse naturali e degli ecosistemi. Mentre la struttura delle tabelle è uguale per tutti gli enti partner, i contenuti ovviamente cambiano, in relazione agli obiettivi e alle priorità di ciascuna amministrazione.
Il piano dei conti costituirà l’ossatura del bilancio ambientale, che gli enti partner del progetto CLEAR approveranno entro i primi mesi del 2003.


Su che cosa rendicontare? Una scoperta: l’ambiente è trasversale

Le competenze locali registrate nel piano dei conti sono 8 per i Comuni (verde pubblico e privato, mobilità sostenibile, sviluppo urbano, risorse idriche, rifiuti, energia, informazione e partecipazione, altri piani e attività di gestione ambientale) e 9 per le Province (attività produttive, risorse idriche, tutela e gestione dell’ambiente naturale, rifiuti, inquinamento atmosferico acustico elettromagnetico ed energia, educazione e informazione, mobilità sostenibile, gestione del territorio e uso del suolo, sistema di gestione ambientale interno all’ente e altri ambiti).
Si tratta di una scelta effettuata dai gruppi di lavoro sulla base della rilevanza ambientale delle competenze che spettano per legge rispettivamente ai Comuni e alle Province e motivata dalla necessità di circoscrivere, per il primo anno di sperimentazione, gli ambiti di rendicontazione del bilancio ambientale.
Ogni competenza si suddivide a sua volta in “ambiti e sottoambiti di rendicontazione”, ottenuti incrociando i 10 indicatori di sostenibilità della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) con le competenze.
Ad esempio, per la competenza verde pubblico dei Comuni, i criteri di sostenibilità della VAS sono: “conservare e migliorare lo stato della flora e della fauna selvatiche, degli habitat e dei paesaggi” (criterio n. 4) e “conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale” (criterio n. 7). Gli ambiti di rendicontazione “governo del verde pubblico”, “governo del verde privato”, “governo dei sistemi naturali”, prevedono quindi una serie di sottoambiti che vanno dalla manutenzione, all’incremento, alla riqualificazione delle aree verdi e raccolgono le azioni e gli impegni dell’ente per le aree a verde pubblico e privato e per i sistemi naturali del territorio.
Questa è, in estrema sintesi, la struttura del piano dei conti.
Ma cosa inserire nelle caselle? Cosa fa effettivamente un Comune o una Provincia in ciascun settore di competenza? E cosa incide sull’ambiente?
Per rispondere a queste domande, e definire nel dettaglio le politiche e le azioni che il Comune o la Provincia mettono in atto, gli staff dedicati alla sperimentazione hanno lavorato in collaborazione con gli assessori e con i dirigenti degli assessorati coinvolti: il Bilancio, i Trasporti, i Lavori pubblici, le Attività produttive. Uno degli assunti del progetto, infatti, era quello di rilevare gli aspetti ambientali delle diverse politiche, senza cadere nel tranello di considerare ambientali solo le competenze dirette degli assessorati all’ambiente e all’ecologia. La scoperta, dunque, riguarda l’amministrazione: l’ambiente è una materia trasversale. Ed è proficuo “contaminare” con l’ambiente gli altri assessorati, per gestire meglio il ciclo delle risorse, finanziarie e naturali.


Mettere a fuoco le priorità
Seguendo le linee guida per la sperimentazione definite dal “documento di facilitazione”, per definire politiche e attività già attuate (bilancio consuntivo) o da attuare (bilancio preventivo), gli staff di sperimentazione (composti di consulenti e dipendenti comunali e/o provinciali) hanno esaminato i documenti di bilancio, i documenti di programmazione, i piani esecutivi di gestione, i piani regolatori, i piani provinciali di coordinamento territoriale e ogni altro documento di pianificazione e programmazione approvato dalle giunte e dai consigli comunali e provinciali.
Da questa prima analisi è nato un elenco molto lungo di attività, azioni e impegni di spesa in corso di attuazione da parte dell’ente locale, suddiviso solo per settore di competenza (e soprannominato scherzosamente dagli addetti ai lavori “l’elencone”).
Il passo successivo è stato quello di individuare il “bandolo della matassa”, cioè le priorità politiche d’intervento – sempre legate agli obiettivi programmatici – di ciascuna amministrazione locale, attraverso incontri e interviste con gli assessori e i dirigenti. Le fasi di questo lungo e laborioso lavoro sono raccontate e documentate da Andrea Caldelli, Susanna Ferrari e Giovanni Ferrari.
Il piano dei conti non è dunque solo un elenco, ma costituisce una griglia di lettura degli obiettivi e delle politiche del Comune o della Provincia, attraverso la quale comprendere (nel tempo) finalità, gerarchie d’intervento, risultati.


Indicatori fisici, indicatori monetari e riclassificazione del bilancio

Come misurare l’efficacia e l’efficienza ambientale delle diverse politiche? Dopo aver riempito le caselle degli ambiti e dei sottoambiti di rendicontazione del piano dei conti, è necessario scegliere indicatori fisici e monetari in grado di rilevare andamento e risultati delle azioni e quindi di fornire informazioni preziose agli amministratori e ai cittadini.
La filosofia del progetto CLEAR è quella di segnare il “passaggio dal laboratorio alle istituzioni”, cioè di concentrare l’attenzione sulla necessità di produrre subito una “cassetta degli attrezzi” per gli amministratori, invece di ricercare strumenti di rilevazione perfetti.
Per questo le linee guida per la sperimentazione CLEAR LIFE indicano un percorso preciso, che consiste nello scegliere le informazioni di natura fisica più adeguate nell’ambito della messe di dati già prodotti grazie alle Relazioni sullo stato dell’Ambiente, alle Agende 21 locali, al programma sui 10 indicatori di sostenibilità della Commissione Europea.
Ogni ente partner ha quindi scelto i propri indicatori fisici sulla base di quelli già in suo possesso, e li ha associati alle politiche, alle attività, agli impegni. Come indicatori comuni, che verranno definiti compiutamente solo al termine del progetto nella fase di redazione dei principi, sono stati consigliati gli 11 indicatori dell’Unione Europea “Towards a local sustainability profile - european common indicators”, di cui 5 sono considerati obbligatori e 6 opzionali .

Il piano dei conti conterrà anche indicatori monetari. I partner hanno infatti effettuato la riclassificazione del bilancio consuntivo secondo il modello EPEA (Environmental Protection Expenditure Account) di analisi della spesa per la protezione dell’ambiente, messo a punto dall’istituto di statistica europeo Eurostat, che consente di estrapolare e di esaminare la componente di spesa dedicata all’ambiente. In alcuni casi, l’indicatore grezzo di priorità politica sarà costituito inoltre dalla spesa sostenuta per un determinato settore di competenza.