SCHEDA METODOLOGICA:
INDICATORE N° B.10
Prodotti Sostenibili

Oggetto delle Misurazioni
a) Quota, sul totale dei consumi, di prodotti “sostenibili” (come definiti nel prossimo paragrafo)
b) Disponibilità ed offerta di mercato di prodotti “sostenibili”

1. Definizioni
L’espressione “prodotti sostenibili” si riferisce a prodotti dotati di eco-label, o certificati come biologici, o come efficienti da un punto di vista energetico, o certificati dal punto di vista della gestione forestale, o come provenienti dal “commercio equo e solidale”.
Le prime 4 tipologie di prodotti sopra elencati si riferiscono a prodotti controllati e certificati da un’organizzazione riconosciuta ed indipendente, in base a criteri di produzione, distribuzione uso e smaltimento ecologicamente sicuri.
L’espressione “prodotti del commercio equo e solidale”, si riferisce a prodotti controllati e certificati, in base a criteri relativi essenzialmente a condizioni di produzione e di lavoro “eque” (stabili, protette dal punto di vista di salute e sicurezza,…), da un’organizzazione riconosciuta ed indipendente.
I sistemi di certificazione e i marchi
Nell’Unione Europea, i “prodotti ecologici” sono identificabili dai tre più diffusi sistemi di certificazione ecologica:
Blue Angel (Germania)
Nordic Swan (Paesi Scandinavi)
EU–Ecolabel (Europa - Reg 1980/2000)

Questo genere di marchi è concesso a tutti i prodotti che si caratterizzino per compatibilità ambientale in ogni stadio del loro ciclo vitale: estrazione delle materie prime, processo produttivo, distribuzione (incluso imballaggio) uso e smaltimento finale. Si definiscono prodotti con eco – label quelli dotati di uno dei marchi suddetti. Il marchio UE (una margherita stampata sul prodotto certificato) è utilizzato per le seguenti categorie di prodotto: fazzoletti di carta, lavastoviglie, compost, materassi, pitture e vernici da interni, calzature, prodotti tessili, PC, detersivi, carte per copia, lampadine, computer portatili, frigoriferi, lavatrici.
I “prodotti biologici” sono controllati e certificati da una serie di organismi di certificazione pubblici e privati (ognuno dotato di un proprio marchio) espressamente indicati da ogni singolo Stato membro, come previsto dal Regolamento CEE n. 2092/91.
Dal 31/12/97 sono entrate in vigore delle nuove modalità di etichettatura del prodotto biologico. Da allora sono tre i prodotti che è possibile trovare sul mercato: prodotti biologici, prodotti che utilizzano primariamente ingredienti biologici, prodotti realizzati con ingredienti provenienti da produzioni in via di conversione verso il biologico.
Si definiscono “prodotti biologici” quelli che ricadono nella prima categoria (in cui almeno il 95% degli ingredienti è ottenuto da agricoltura che fa utilizzo di metodi biologici; è questo l’unico caso in cui il prodotto può essere esplicitamente etichettato come “biologico”.
Per ulteriori informazioni, consultare la pagina Web dell’IFOAM .

I prodotti “energeticamente efficienti” sono stati individuati nelle direttive 94/2/CE, 97/17/CE, 98/11/CE, che impongono il marchio energetico per le seguenti categorie di prodotto: frigoriferi/freezer, lavatrici, essiccatori, lavastoviglie e lampadine domestiche.
Il marchio deve essere chiaramente visibile sul prodotto e deve contenere dettagli sulle caratteristiche tecniche del modello e sul suo consumo energetico, il logo specifico dell’eco – label (ove questo sia stato definito) ed un indicatore sintetico dell’efficienza energetica del prodotto (e dell’efficienza di lavaggio ed asciugatura per lavatrici ed asciugatrici), in riferimento a sette classi energetiche, che vanno da A (consumo minimo) a G (consumo massimo).
I prodotti appartenenti alla classe A o B vengono detti “prodotti energeticamente efficienti ”
I “prodotti del commercio equo e solidale” sono prodotti importati, certificati da specifici marchi di rilevanza nazionale (Transfair, Max Havelar, Fairtrade ecc.) che appartengono alla FLO (Fairtrade Labelling Organizations: www.fairtrade.net).
La FLO definisce dei criteri unitari per il commercio equo, concordati tra le diverse organizzazioni nazionali, che identificano le modalità organizzative e commerciali del sistema di etichettatura per il commercio equo, nonché le specifiche condizioni di produzione per i piccoli produttori agricoli ed i lavoratori occupati nelle piantagioni/fabbriche (retribuzioni adeguate, condizioni minime di salute e sicurezza, ecc.).
Le condizioni richieste per ottenere il marchio variano a seconda del tipo di prodotto. La FLO fissa criteri di commercio equo per i seguenti prodotti: caffè, tè, cacao/cioccolato, miele, zucchero, succo d’arancia e banane.
I “prodotti del commercio equo ” sono quelli che riportano le etichette di cui sopra.
Il certificato F.S.C. (Forest Stewardship Council certification) adottato per i prodotti legnosi e forestali, rappresenta il sistema di certificazione indipendente, supportato da tutti i principali attori e in grado di considerare in modo integrato tutti gli aspetti sociali, economici ambientali connessi ai suddetti prodotti. In questo senso esso può essere considerato, in questo settore di prodotti, il marchio “più attento ai temi della sostenibilità”(altri marchi attualmente utilizzati non sembrano offrire altrettanti garanzie di controllo sull’intera catena di produzione e distribuzione del prodotto) In ogni nazione esistono enti o referenti del FSC che possono fornire informazioni circa i produttori e venditori di prodotti certificati.
(vedere in www.fscoax.org/html/noframes/fsc_around_world.htm)

2. Quesiti affrontati dall’indicatore
In che misura famiglie ed organizzazioni, autorità locali comprese, acquistano prodotti che favoriscono la sostenibilità?

3. Informazioni generali
I prodotti qui definiti come “sostenibili” implicano l’adozione di soluzioni ambientalmente e socialmente sicure nei comparti industriali agricoli, forestali ed alimentari ed in altri processi produttivi. Famiglie, imprese ed autorità locali possono promuovere la sostenibilità acquistando tali prodotti. L’attenzione ai prodotti si ricollega anche alle questioni relative alle condizioni lavorative, ad esempio salute, salari equi, contratti, lotta al lavoro minorile. L’acquisto di questi prodotti genera opportunità imprenditoriali, rendendo quei beni che sono sicuri da un punto di vista ambientale e sociale sia profittevoli che economicamente più realizzabili.
Inoltre, questi prodotti connettono le economie locali a tutti i produttori del globo, contribuendo all’introduzione di metodi di produzione più sostenibili oltre che promuovendo piccole imprese, migliori condizioni lavorative e la democrazia nei paesi in via di sviluppo.
Il governo svedese ed altri governi nazionali presentano politiche relative a procedure di acquisti pubblici di beni ecologicamente preeribili, che promuovono e comprano beni e servizi che presentino un eco – label (“Green Procurement”). Questo argomento è oggetto di discussione anche all’interno dell’Unione Europea. Vari comuni e città stanno sviluppando e ed adottando politiche di “Green Procurement”. Il Comune della Città di Bristol acquista prodotti legnosi certificati FSC e tè e caffè del Commercio equo e solidale, che promuove anche presso il pubblico insieme ad altri partner nella città. Inoltre, il governo inglese attualmente promuove l’Iniziativa per il Commercio Etico insieme ad alcune imprese del paese nel quadro di un impegno per uno sviluppo sostenibile a livello mondiale.

Principi di sostenibilità interessati: 1, 2, 4, 5

4. Obiettivi
Il governo Svedese, ad esempio, ha stabilito un obiettivo nazionale secondo cui entro l’anno 2010 il 10% delle aree agricole verrà coltivato secondo i dettami dell’agricoltura biologica.

5. Unità di misura
a) Consumo percentuale, rispetto ai consumi totali dei prodotti appartenenti alle medesime categorie/tipologie, di prodotti “sostenibili” (così come definiti da questa scheda, e disaggregati per tipo di prodotto e per livello di reddito dei consumatori)
b) Percentuale di punti vendita al dettaglio (disaggregati per tipo di punto vendita) che vendono prodotti “sostenibili” (così come definiti da questa scheda).

6. Frequenza della misurazione
Annuale

7. Metodologia di raccolta dei dati e fonti.
Per la raccolta dei dati sono ammessi metodi diversi. La fase di test consentirà una verifica della loro efficacia e la determinazione delle metodologie ottimali. Al fine di semplificare la raccolta dei dati e di rendere più affidabile un raffronto, si fornisce priorità ai prodotti:

L’assortimento dei prodotti nelle righe grigie, selezionato in base a tali criteri, è quello su cui è consigliabile incentrare la raccolta dei dati.

Prodotto Ecolabel UE Etichetta Biologica Efficienza energetica Commercio equo F.S.C (legno)
Prodotti derivanti dal legno         x
Carte x        
Prodotti tesiili x        
Scarpe x        
Detergenti x        
Vernici x        
Materassi x        
Compost x        
PC x        
Computer portatili x        
Lavatrici x   x    
Frigoriferi x   x    
Lavastoviglie x   x    
Lampadine x   x    
Caffé   x   x  
  x   x  
Cacao/cioccolato   x   x  
Miele   x   x  
Zucchero   x   x  
Succo d'arancia   x   x  
Banane   x   x  
Ananas   x      
Carote   x      
Latte   x      
Uova   x      

a) Consumo
Sondaggio indirizzato ai consumatori
Il sondaggio deve coinvolgere un numero rappresentativo di famiglie residenti nell’area amministrata dall’autorità locale (relativamente alla selezione del campione ed al modo in cui condurre l’inchiesta si veda l’indicatore A.1) I quesiti potrebbero essere inseriti all’interno del sondaggio più generale che l’autorità locale porterà avanti per i vari indicatori, oppure entrare a far parte di un sondaggio sul tema specifico del consumo.
La domanda da rivolgere ai cittadini deve consentire una chiara identificazione dei seguenti elementi:

Risulta inoltre utile acquisire informazioni (nome ed indirizzo) sui negozi e centri commerciali presso cui prevalentemente si servono.
In apertura dell’intervista, è necessario spiegare agli intervistati che le definizioni di “prodotti certificati come sostenibili” cui si fa riferimento sono quelle al paragrafo “Definizione” della presente scheda. Nel caso di un’indagine dedicata (in cui è cioè possibile aumentare il numero di quesiti) potrebbe risultare utile (soprattutto al fine di stimolare politiche locali) ottenere informazioni circa:
  • il livello di conoscenza dei prodotti certificati;
  • le ragioni delle preferenze per l’acquisto di prodotti certificati;
  • ostacoli all’acquisto di prodotti certificati (prezzi elevati, mancanza di disponibilità, mancanza di informazione relativa ai prodotti e mancanza di fiducia in essi, ecc.)
  • Sondaggio indirizzato all’amministrazione locale
    Ai sondaggi orientati ai consumatori potrebbe esserne aggiunto uno specifico che miri ad ottenere, in termini di dati supplementari relativi al consumo, la quota percentuale di consumo sostenibile di cui è responsabile l’amministrazione. Nel caso di un consumatore di proporzioni così vaste, è possibile limitare la richiesta di informazioni ai prodotti consumati in grandi quantità:

    Sondaggio diretto ai canali di distribuzione (e/o le organizzazioni di certificazione dei prodotti)
    La raccolta dei dati potrebbe coinvolgere le organizzazioni distributive e/o di certificazione dei prodotti stessi. Queste istituzioni hanno solitamente a disposizione delle statistiche sull’argomento e sono disponibili a collaborare per ottenerle nella forma richiesta (disaggregate a livello comunale e coerenti con la metodologia qui proposta). Per l’individuazione degli uffici locali (o nazionali/europei) delle organizzazioni di certificazione dei prodotti, si vedano i riferimenti di cui al paragrafo “Definizione”.

    I grandi canali distributivi potrebbero fornire dati utili (in genere più affidabili delle risposte dei cittadini, che non sempre sono in grado di restituire con esattezza il dato quantitativo sui propri consumi). E’ quindi evidente che l’interlocutore debba essere individuato in base ai seguenti criteri: dovrebbe essere un negozio, un centro commerciale o un canale distributivo che:

    Rivolgersi ai distributori è particolarmente indicato nel caso dell’analisi dei beni durevoli (elettrodomestici per la casa), anche se questa fonte, ove si dimostri cooperativa, potrebbe risultare di utilità pari a quella delle interviste ai consumatori anche per altre categorie di prodotti. E’ chiaro che i dati provenienti dalla grande distribuzione organizzata rifletteranno l’orientamento del consumatore medio (in generale, una media costruita sulla grande maggioranza dei consumatori), ma è anche vero che il numero, particolarmente ristretto, di consumatori che usano soltanto o quasi soltanto i negozi specializzati potrebbe essere escluso dall’analisi. In tal caso, i negozi specializzati – che sono chiaramente esclusi dalla precedente selezione proprio in virtù del fatto che non sono in grado di fornire dati in percentuale del totale – potrebbero a loro volta essere coinvolti nel sondaggio con la richiesta di fornire dati relativi alle variazioni nelle quantità vendute per ogni categoria di prodotto in un determinato intervallo di tempo.

    Le due diverse tecniche di indagine (quelle indirizzate ai consumatori e quelle dirette ai distributori) devono ancora essere testate per valutarne l’efficacia (costo/qualità dei risultati). Nel primo periodo della fase di test potrebbe essere utile condurle parallelamente, utilizzandole per un controllo reciproco.

    b) Disponibilità, offerta sul mercato
    Sondaggio rivolto ai canali distributivi (e/o alle organizzazioni che certificano i prodotti)
    Il sondaggio deve puntare ad acquisire il numero e alcune caratteristiche relative ai punti vendita che offrono i prodotti certificati sostenibili indicati all’inizio del paragrafo. L’indagine dovrebbe possibilmente individuare:

    8. Forma di reporting/presentazione
    a) Dati percentuali relativi a ciascun prodotto certificato come quota del consumo totale di quel tipo di prodotto. (Ove possibile, si inseriscano dati aggiuntivi, relativi al livello di reddito dei consumatori, alla quota percentuale riconducibile all’amministrazione locale ed i dati relativi agli andamenti delle vendite nei negozi specializzati).
    b) Dati percentuali relativi ai punti vendita al dettaglio (per tipo). (ove possibile, si inseriscano ulteriori dati relativi al numero di clienti serviti ed al livello di accessibilità (si veda l’indicatore 4)).

    9. Esempi di applicazioni simili
    Varianti di questo indicatore sono utilizzate nell’ambito di diverse iniziative.
    Il governo svedese utilizza, fra i dodici principali indicatori verdi, l’indicatore “acquisti ecologicamente consapevoli”, che misura il valore totale annuo pro capite delle vendite di prodotti con etichetta ecologica nell’intera Svezia. Esso riporta inoltre il valore annuo totale del “green procurement” del settore pubblico.
    L’associazione svedese delle autorità locali sta sviluppando degli indicatori verdi per i comuni. Fra tali indicatori, che sono al momento 24, vi è quello che indica “l’acquisto da parte dei comuni di beni alimentari dotati di eco – label” in termini di quota sul totale degli acquisti nel settore.
    Molte sono le autorità locali che tentano di misurare la quota di prodotti che riportino un eco – label, sia in termini di acquisti delle famiglie che di quota del “green procurement” da parte delle autorità locali. Ad esempio, all’interno dei suoi attuali 18 indicatori di sostenibilità, la città di Stoccolma ottiene il consumo di alimenti dotati di eco – label misurando la percentuale di latte che riporta un eco – label rispetto alla vendita totale di latte in città.

    10. Questioni da affrontare/sviluppi futuri:
    In futuro potrebbe anche essere utile includere, tra i prodotti “sostenibili” da considerare, i beni prodotti localmente, eventualmente circoscrivendoli alla produzione agricola dei beni alimentari locali e alle acque minerali. Il consumo di prodotti locali, infatti:

    11. Parole Chiave:
    eco-label, biologico, efficienza energetica, commercio equo, green procurement