La spesa
ambientale
I termini economici e quelli contabili
di Clementina Chieffo
Presidente dell'Associaziona di Economisti Ambientali d'Impresa
Gli ostacoli nell'analisi della politica ambientale attraverso
l'esame della spesa pubblica sono, come è noto agli enti
che stanno partecipando al progetto CLEAR, non pochi.
Il modello di bilancio adottato dalle amministrazioni pubbliche
del nostro Paese, pur avendo subito delle modificazioni in materia
di ordinamento finanziario e contabile introdotte dal titolo II
del Tuel (Testo Unico Enti Locali- Decreto Legislativo n. 267/2000),
corrisponde ancora a criteri dovuti alle esigenze amministrative
e contabili piuttosto che a quelle di disporre di uno strumento
di gestione delle risorse secondo un piano in cui siano esplicitati
chiaramente gli indirizzi politici. Al contrario, nel bilancio d'impresa
l'indirizzo di governo economico è molto piú evidente.
La lettura di documenti cosí complessi è per addetti
ai lavori, ma dovrebbe poter rappresentare un quadro corretto e
veritiero di informazione piú estesa e generalizzata. Attualmente,
purtroppo, nella lettura del bilancio non solo è praticamente
impossibile mettere a confronto mezzi e obiettivi, ma gli stessi
obiettivi si stemperano in una serie indifferenziata di voci di
spesa senza un loro significativo raccordo.
Per ovviare a questi problemi, la contabilità ambientale
rappresenta un sistema informativo che rileva aspetti salienti di
politica economica nel settore ambientale.
Gli enti che partecipano al progetto CLEAR stanno procedendo a una
riclassificazione dei rendiconti e della spesa per destinazione
ambientale. Questo modo di procedere non è esente da imprecisioni
connesse all'aggregazione di diverse voci di bilancio non sempre
verificabili, data anche l'ampia gamma di discrezionalità
degli amministratori locali nel classificare le categorie d'intervento.
Esso tuttavia consente di affrontare, in relazione ad analisi quantitative
e qualitative della politica ambientale, questioni quali la valutazione
dell'efficacia della spesa, intesa come capacità di corrispondere
alle esigenze e agli obiettivi, e l'analisi comparata delle politiche
ambientali a livello territoriale. Per poter misurare l'impatto
settoriale e territoriale dell'intervento pubblico sarebbe necessario
invece costruire "bilanci consolidati della spesa" per aree e/o
per interventi.
Nell'ambito del progetto CLEAR la riclassificazione della spesa
ambientale avviene facendo riferimento al
modello EPEA (Environmental Protection Expenditure Account).
L'EPEA è una metodologia di classificazione delle spese ambientali
sostenute dai diversi agenti economici e istituzionali. La riclassificazione
del bilancio secondo il modello EPEA persegue l'obiettivo principale
di identificare e contabilizzare i flussi monetari legati alla protezione
dell'ambiente e di calcolare degli indicatori di spesa, al fine
di effettuare delle valutazioni in merito all'efficienza e all'efficacia
delle politiche di protezione ambientale attuate dall'ente locale.
I dati del bilancio consuntivo, tuttavia, consentono di affrontare
solo parzialmente l'approccio analitico finora descritto. Per procedere
in via sperimentale era necessario operare delle scelte in partenza,
anche in relazione al livello conoscitivo da raggiungere e alle
finalità del progetto.
L'approccio adottato per l'elaborazione del conto EPEA è
stato formulato sulla base della classificazione delle attività
di protezione ambientale CEPA (Classification of Environmental Protection
Activities) proposta a livello europeo da Eurostat e prevede l'individuazione
e la riclassificazione delle spese di protezione ambientale anche
attraverso la descrizione dei flussi di trasferimento di risorse
tra i vari livelli istituzionali.
Tale operazione consente di ricostruire i circuiti di spesa nei
settori della produzione e del finanziamento di beni e servizi ambientali.
L'analisi delle spesa consta principalmente di cinque classificazioni:
- la prima, in base al tema ambientale e all'ambito di rendicontazione
per le specifiche competenze dell'ente;
- la seconda, in base alla provenienza dei fondi nell'ambito di
piani e programmi comunitari, in modo da identificare le voci di
spesa che sono cofinanaziate dalla Comunità Europea, o da
altri enti e organismi;
- la terza, in base alla natura della spesa a seconda che sia spesa
corrente o spesa d'investimento;
- la quarta in base al tipo di intervento (preventivo, di mantenimento,
di ripristino) che si puó desumere da quanto riportato nella
descrizione della voce di spesa e dall'attenta analisi interpretativa
della natura dell'attività di politica ambientale (è
dunque opportuno che esista un confronto diretto fra l'ufficio di
ragioneria e quello da cui proviene l'impegno di spesa);
- la quinta classificazione distingue tra interventi diretti e indiretti,
cioè effettuati tramite i trasferimenti ad altri enti o istituzioni.
La determinazione della spesa pubblica per l'ambiente a livello
locale dovrebbe alla fine permettere di verificare i criteri di
utilizzazione delle risorse finanziarie disponibili e la loro destinazione.
I dati di base vengono desunti dai rendiconti finanziari e dall'esame
dei PEG (Piano Esecutivo di Gestione), classificando i singoli capitoli
di spesa secondo uno schema uniforme, in grado di cogliere, al massimo
livello di disaggregazione consentito, la destinazione finale della
spesa.
Successivamente, mediante un processo di aggregazione di piú
destinazioni elementari ma economicamente omogenee, è possibile
risalire a una spesa per grandi settori di destinazione, secondo
il sistema SERIEE e secondo la classificazione delle attività
di protezione ambientale CEPA.
Questo tipo di analisi consente di mettere in luce almeno due aspetti
della gestione della politica ambientale a livello dell'ente locale.
Primo: l'operatività dell'amministrazione pubblica nell'utilizzazione
delle risorse disponibili a favore del settore ambientale; secondo:
la capacità di indirizzo e di scelta dell'operatore pubblico.
Il tentativo è quello di introdurre, accanto alle piú
tradizionali valutazioni di efficacia e di efficienza della pesa
pubblica, una classificazione che possa aiutare a rilevare il divario
tra le risorse messe a disposizione del singolo settore d'intervento
da parte della pubblica amministrazione, le risorse effettivamente
erogate e gli obiettivi di politica ambientale.
La necessità di individuare, attraverso l'analisi della spesa,
gli obiettivi intermedi e finali effettivamente perseguiti nasce
infatti dal realistico riconoscimento che tra obiettivi dichiarati
e obiettivi effettivamente perseguiti si possa determinare un divario
la cui ampiezza dipende dalla maggiore o minore efficienza dei meccanismi
che regolano il rapporto tra autorità pubblica e potenziali
beneficiari dell'intervento. In quest'ottica l'analisi della spesa
per obiettivi di politica ambientale (quali ad esempio la riduzione
della produzione di rifiuti o quant'altro) si presenta come una
griglia interpretativa dei reali comportamenti dei diversi soggetti
(classe politica, struttura amministrativa, produttori, stakeholder).
Occorre infatti tenere conto della forte articolazione delle componenti
sociali e produttive legate alle differenze esistenti nell'assetto
del territorio ‚ sia esso di quartiere per i Comuni che di territori
comunali per le Province ‚ nonché alle differenze strutturali,
tecnologiche, economiche, sociali e culturali. Queste differenze
si riflettono sulla domanda di politica ambientale che quindi aggrega
esigenze d'intervento molteplici, frammentate e spesso in contrapposizione
sia in termini di definizione degli obiettivi che dei relativi strumenti.
L'offerta di politica d'intervento (espressa attraverso l'aggregato
contabile "stanziamenti") che corrisponde a questa domanda (aggregato
contabile "pagamenti") si attua con strumenti unici e indifferenziati,
espressione di gruppi portatori di istanze egemoni per dimensione
economica o per peso della rappresentatività.
È necessario rilevare che limitare l'analisi dei pagamenti
alla sola competenza equivale a ipotizzare tempi tecnici e amministrativi
necessari al loro perfezionamento inferiori all'anno, qualsiasi
sia la natura dell'intervento. In realtà per far corrispondere
i pagamenti alle decisioni di spesa e ai relativi impegni si richiedono
tempi tecnici diversi per i settori d'intervento: tempi brevi ‚
generalmente inferiori all'anno ‚ per le spese correnti; tempi assai
piú lunghi per le voci di spesa in conto capitale. Per questi
motivi si è preferito avviare l'analisi della spesa considerando
gli impegni già liquidati o pagati.
Inoltre, nell'analisi avviata esiste il problema relativo ai residui
passivi a inizio esercizio, cioè all'ammontare degli impegni
non pagati accumulati dai precedenti esercizi. È necessario
valutare la reale natura del residuo passivo (dovuto ad esempio
a economie di gestione) e la sua entitý, perché si possono
verificare casi in cui esso sia determinato dal mancato avvio (anche
pluriennale) dell'impegno preso, situazione che determina un'inefficienza
e l'esigenza di una migliore programmazione da parte dell'ente.
Le analisi che si stanno effettuando non precludono che si possa
avviare una interessante sperimentazione anche sul bilancio annuale
di previsione, ma molto dipenderà dai tempi di sperimentazione
del progetto CLEAR.
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